Conoscenza ed esperienza per un futuro senza stereotipi di genere

15 marzo 2023
PERSONE

Daniela Merola – Unità Organizzativa Quality & Risk Management


Daniela fa parte di quel 36% di donne che lavorano in Leonardo Global Solutions e che stanno contribuendo, con competenza e determinazione, a realizzare il cambiamento. Come, ad esempio, un diverso approccio nei confronti della costruzione dei ruoli e dei comportamenti legati al genere. Con la passione dei suoi trent’anni, Daniela richiama la forza della competenza e dell’impegno nello scegliere un percorso professionale ed esorta a superare quelle che il noto sociologo Robert Merton ha definito “trained incapacity” (incapacità inculcata) riguardanti quelle attività culturalmente collegate all’altro genere.
Per le giovani di oggi, sembra dirci Daniela, non si tratta di scegliere tra diversi ruoli, quasi si escludessero gli uni con gli altri, ma di coniugare in armonia le proprie passioni e i propri sogni, sia in ambito lavorativo sia in quello personale. Questa è la sfida, il cambiamento e il futuro da costruire.

Qual è stato il tuo percorso di studi e quali pensi siano state le competenze acquisite durante quegli anni che ancora oggi porti con te?

​​​​Mi sono laureata in Economia Aziendale, indirizzo Management, con il massimo dei voti, per poi conseguire un Master di II livello in “Management and Innovation”. Questo mi ha reso in automatico la “contabile” della comitiva. Al ristorante, quando arriva il momento di dividere la cena, tutti in coro mi invitano a occuparmi della suddivisione in parti uguali perché sono quella che “fa i conti” (che poi, mica è vero!). L’università mi ha insegnato a trasformarmi nella “più esperta” degli economisti quando devo acquistare qualcosa, che si tratti di un banale accessorio o di un investimento più consistente, mi comporto sempre con la stessa oculatezza. Maturata la decisione o l’esigenza di acquistare qualcosa parte (ahimè) un processo lungo e tortuoso, fatto di indagini di mercato, comparazioni di prezzi e statistiche. Ma questa è solo una piccola parte di quello che, con la giusta dose di ironia, porto con me da quando ho scelto di fare economia!
Ho avuto la fortuna, soprattutto durante gli anni della Magistrale, di frequentare le lezioni in una classe ristretta di venti persone. La spiegazione che mi sono data è che si trattasse di un ramo dell’economia più legato alla matematica in senso stretto. Questo ha fatto sì che, gran parte delle attività venissero svolte in gruppo. Tanti business game, lavori insieme agli altri colleghi e presentazioni. Tra le skills che tutt’ora vanto, c’è sicuramente lo spirito di team e il lavoro di squadra oltre alle competenze tecniche e specifiche acquisite, che sicuramente rappresentano la base solida di partenza della professione che svolgo.

 

       

 

Qual è stato il tuo percorso professionale fino a oggi? Fra le tue attività quotidiane lavorative ce n’è una di cui ti senti più orgogliosa?

Terminata l’università, tra sogni, dubbi e una realtà molto competitiva, dovevo scegliere cosa fare. Con mille aspettative, momenti scoraggianti e incertezze la soddisfazione più grande è arrivata quando sono riuscita ad avviare il mio percorso professionale in una multinazionale del settore automotive, nel ruolo di Network Strategy & Business Management, contribuendo alla creazione di un tool di monitoraggio di rischi finanziari, ex novo, che tutt’ora viene utilizzato seppur con le dovute migliorie. Ho sperimentato cosa significasse davvero lavorare nel mondo Finance, o più in generale nel mondo “antipatico” dei numeri e delle formule, all’interno di un team eterogeneo dove non sono mancate le sfide di responsabilità. Dopo circa tre anni è iniziata una nuova avventura, sempre nel settore automotive, questa volta nel ruolo di Credit Analyst e Business Support.
Il massimo comune divisore? Numeri e analisi. Da tre anni sono in Leonardo Global Solutions e mi occupo di Risk Management, più nello specifico di Enterprise Risk Management. Si tratta del processo di gestione dei rischi d’impresa che ha lo scopo di identificare, valutare e gestire i rischi (minacce e opportunità) che possono avere effetto sul raggiungimento di obiettivi aziendali, definendo al contempo azioni e il monitoraggio degli stessi. Un binomio inscindibile di proattività e reattività ma tra gli ingredienti non possono mancare logica, analisi e tanto team working. Infatti, la gestione dei rischi viene fatta attraverso i tanti e innumerevoli tasselli che ognuno di noi, della famiglia professionale, compone. Lo sforzo e il contributo di quello che faccio quotidianamente servono a costruire il puzzle dei rischi di Leonardo. E questo per me, lato LGS, è un grande orgoglio. Chiedersi sempre se si è davvero convinti di quello che si fa è fondamentale, altrimenti è come guidare in autostrada senza chiedersi in che direzione andare.

Cosa pensi sia importante affinché possa esistere un bilanciamento fra la vita professionale e quella privata?

Ho sempre trovato stridente l’espressione vita-lavoro. Il lavoro è esso stesso vita. Piuttosto la domanda può essere quanta vita c’è nel lavoro che stiamo vivendo. Il lavoro deve essere pieno di vita e allo stesso tempo sostenere il resto della vita stessa e non fagocitarlo o indebolirlo. Ognuno di noi ha un equilibrio tutto suo, diverso da quello degli altri: non esiste una regola valida per tutti. Questo si trova a mano a mano, combinando tutti gli elementi che vuoi che facciano parte della tua vita. Per fare bene questo esercizio bisogna avere, tra le abilità, anche la capacità di selezionare tra tutte le possibilità e opportunità, ed escluderne qualcuna anche se sembra di essersi persi qualcosa.
Qual è il segreto del cosiddetto work life balance? Non bisogna permettere che i modelli del passato condizionino le scelte del presente. A volte ci viene in mente il copione che ci ha instillato qualcun altro, ma prenderne atto è il primo passo per liberarsene. Buttare via con coraggio vecchi ruoli perché una mentalità aperta garantisce serenità. La società è alla ricerca di un nuovo equilibrio tra passato e futuro e non prendere atto delle trasformazioni in corso è come essere miope.

Cosa significa per te la Giornata Internazionale della Donna?

Un’occasione per ripercorrere le conquiste e i diritti ottenuti, ma anche per ricordare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono ancora, oggetto. La parità di genere non è solo un diritto umano, ma la condizione necessaria per un mondo prospero di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera. Occorre lavorare affinché ognuno di noi, nel ruolo che ricopriamo, incoraggi le ragazze a seguire percorsi di studio che permettano carriere vicino ai loro reali desideri, al netto di condizionamenti esterni, che arrivano persino dai libri di testo che ancora troppo spesso raffigurano gli uomini come scienziati e ingegneri e le donne come maestre. Bisogna accrescere la consapevolezza su queste tematiche e proporre nuovi modelli per essere leader del cambiamento per una società più equa e inclusiva. Non bisogna permettere che i modelli del passato condizionino e influiscano le scelte del presente. Partiamo con il “concentrarsi su sé stessi è una così piccola ambizione”.

Una donna che per te ha fatto qualcosa di importante e che vorresti ringraziare oggi?

Di donne che hanno fatto la storia, ce ne sono tante: da Marie Curie, Rita Levi Montalcini e così via. Non mi sento di citarne nessuna in particolare, ognuna ha contribuito a segnare la storia con una cosa diversa e fuori dagli schemi. Ma nel recente, mi sento di fare il nome della giovane Samantha Cristoforetti, astronauta, aviatrice e ingegnera che è riuscita a coltivare il suo sogno di andare nello spazio e di diventare astronauta. Le donne sono meno inclini agli studi tecnico-scientifici degli uomini, dopotutto essere donna colta, competente non basta: per farsi valere servono gli “attributi”. Ma io, al contrario, sono promotrice di moglie, madre…e anche ingegnera o economista.
Gli stereotipi esistenti sono distruttivi e fuorvianti. Riuscire a cambiare i riferimenti stereotipati che vanno a influenzare le nostre scelte di vita, porterebbe noi donne al superamento delle barriere che si interpongono nel corso della vita. Solo noi e le nuove generazioni, di ragazze e ragazzi ancora in divenire, possiamo aiutare a oltrepassare preconcetti e chiusure mentali. L’educazione e la formazione continua sono i principali strumenti per proporre una lettura alternativa alla visione stereotipata di genere.

Quella volta che non ti sei fermata davanti a un “non lo puoi fare perché sei una donna”?

A casa sono la “ragazza coi pantaloni”. Sono cresciuta in un ambiente di tutte donne (eccetto papà): tre sorelle, mamma e nonna. Fiocchetti rosa sempre e ovunque. Ma poi la vita è imprevedibile e pur vivendo in una società in cui esiste una linea retta a delineare le cose che spettano e che fanno gli uomini e quelle che invece spettano alle donne, nel mio caso è stato tutto stravolto in un vero e proprio terremoto di ruoli. Per me il “non lo puoi fare perché sei donna” è un concetto ormai superato e con forza, grido: “evviva il girl power”!
È importante non omologarsi agli stereotipi ormai radicati nella nostra società e non arrendersi al “non so”, perché questa è solo una credenza: non sapere non vuol dire non poter capire. Io stessa sono nata donna, in una piccola cittadina molisana, e vado fiera delle cose che sto riuscendo a conseguire. Cercate sempre di superare voi stesse e non siate mai soddisfatte, ma sempre “affamate di conoscenza ed esperienza”. La conoscenza è un’arma e uno scudo che può proteggere anche da eventuali imprevisti: da una parte aiuta a farci largo tra le tante decisioni, dall’altra ci aiuta a districarci tra le complessità attuali.
Chi l’ha detto che esiste una differenza di genere nelle conoscenze finanziarie o più in generale nelle conoscenze economiche? Sicuramente ci si può sentire sotto stress e non all’altezza. Serve carattere perché la maggior parte delle volte, si tratta di aree prettamente maschili e in alcuni casi gli stereotipi, anche se non all’esterno, sono dentro di noi. In qualche occasione, ad esempio, mi è successo di pensare che, se fossi stata un uomo, sarebbe stato più facile perché avrei reagito in modo diverso, più razionale e deciso. Fortunatamente però nel mio percorso non ho mai avvertito di essere discriminata per il fatto di essere donna, non ho mai pensato “questo non accadrebbe se fossi un uomo”. Ho un carattere apparentemente forte, sebbene nascosto dietro un temperamento calmo e solare, non avrei mai permesso che mi fosse riservato un trattamento diverso solo perché donna.
 
Cosa sognavi da bambina e cosa le diresti oggi?

Sono sempre cresciuta con dei valori ben saldi: educazione, rispetto e determinazione prima di ogni altra cosa. E come ogni bambina, anche io ho sognato e fantasticato, dalla ballerina professionista al contare i soldi rimasti in cassa come contabile.  Mi è sempre piaciuta la matematica, senza particolari influenze familiari. Non avevo un’idea ben precisa di ciò che avrei voluto fare nella vita o in quale città diversa dal mio Molise sarei finita. Sapevo tuttavia che qualsiasi strada avessi intrapreso di lì in avanti l’avrei percorsa fino alla fine, senza voltarmi indietro e senza ripensamenti, perché è così che sono cresciuta e così, in effetti, è andata. Se guardo al mio percorso, mi rendo conto che quando ho fatto alcune scelte sono andata un po' controcorrente rispetto ad alcuni miei coetanei, ma i sogni vanno inseguiti, le passioni vanno coltivate e le paure vanno affrontate.

 

 

Quali consigli daresti alla prossima generazione di professioniste?

Mi sento di citare una frase di Sergio Marchionne, che da sempre mi ispira professionalmente e umanamente, quando dice: “Siate come i giardinieri, investite le vostre energie e i vostri talenti in modo tale che qualsiasi cosa facciate duri una vita intera o perfino più a lungo”.
Consiglierei di fare ciò che più a loro piace, indipendentemente dallo sforzo necessario per raggiungere l’obiettivo o dagli ostacoli che potranno incontrare sul loro percorso. La passione, la volontà e la determinazione nel lungo termine ripagano sempre. Il passato deve essere uno spunto e un trampolino di lancio, non ponetevi limiti ma seguite le vostre ambizioni, libere dagli stereotipi di genere ancora così radicati.

Non fiori ma?

“Paghiamo alla romana?” Pur accettando il gesto di galanteria, che mi sento di dire sia quasi d’obbligo, mi riservo il mio spazio. Letteralmente significa “spartire equamente fra amici una spesa comune”. Quale spesa comune? La spesa comune a cui tutti dovremmo dare un piccolo contributo: parità. Io contribuisco alla parità, e tu?