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Andrea Bellini: "L’ingrediente indispensabile è una comunicazione interna efficace a tutti i livelli"

Andrea Bellini
Responsabile dell’Unità Organizzativa Quality & Risk Management

 

Secondo lei, i manager risolvono o provocano i problemi?

Dipende dai manager (a tutti i livelli), quelli capaci li risolvono, gli altri spesso li provocano, di solito in maniera inversamente proporzionale alle capacità manageriali dei propri riporti e delle risorse che gestiscono. Quelli bravi hanno capacità di visione, strategica e di insieme, e sanno indicare la giusta direzione, ma soprattutto sanno riconoscere e decidere in modo opportuno se e quando delegare o dirigere o guidare o semplicemente supportare una risorsa in una specifica attività. Ammetto che non è facile e che richiede impegno, fatica e stress psicofisico, ma se un manager non ha queste capacità, o si distrae e smette di esercitare efficacemente la sua leadership, può creare problemi gravi e difficili da recuperare in tempi brevi.

 

Qualità come fattore umano: come coinvolgere il personale nei valori e negli obiettivi?

L’ingrediente indispensabile è una comunicazione interna efficace a tutti i livelli che utilizza e sfrutta tutte le potenzialità di strumenti “cross”, come la intranet aziendale, e specifici, come gli incontri di formazione e le riunioni di avanzamento, anche a livello di singola struttura organizzativa. Per gli obiettivi personali credo sia molto utile e costruttivo il coinvolgimento diretto dell’interessato nella loro definizione. Quanto detto può essere sufficiente solo per gli obbiettivi, i valori si trasmettono soprattutto con l’esempio, la comunicazione e il coinvolgimento non bastano.

 

 

 

Un grande generale prussiano del XIX secolo ha sviluppato una interessante matrice per classificare i suoi ufficiali: “Divido i miei Ufficiali in quattro categorie: gli intelligenti, gli stupidi, i volenterosi ed i pigri. Ogni Ufficiale possiede almeno due di queste qualità. Quelli che sono intelligenti e volenterosi sono idonei ad alti incarichi nello Stato Maggiore. Si possono impiegare anche gli stupidi ed i pigri. L’uomo che è ad un tempo intelligente e pigro è idoneo alla più alta funzione di comando: ha il temperamento ed il sangue freddo indispensabile per far fronte a tutte le circostanze. Ma chi sia contemporaneamente stupido e volenteroso costituisce un grave pericolo e deve essere immediatamente destituito.” È passato oltre un secolo, pensa che ci sia qualcosa di attuale?

È tutto molto attuale ma incompleto rispetto al progresso fatto fino ad oggi in tema di Management e Leadership. Accanto all’intelligenza razionale è diventata fondamentale anche l’intelligenza emotiva, definita sinteticamente come “l’insieme di abilità necessarie per raggiungere gli obiettivi nelle transazioni sociali che suscitano emozioni”. Chi ha una grande intelligenza emotiva ha consapevolezza di sé, autocontrollo, motivazione, empatia e abilità sociale e riesce più degli altri a comunicare, a risolvere i conflitti e i problemi, a prendere decisioni, ad essere un leader e a guidare gli altri nella giusta direzione. Inoltre, nelle ultime teorie di sviluppo delle capacità manageriali e di valorizzazione delle risorse non si parla più di pigri e volenterosi ma di motivati e demotivati; la differenza è enorme perché la pigrizia è una caratteristica percepita come insita nell’individuo e quindi immutabile, mentre la motivazione si può coltivare e quindi aumentare, ma anche danneggiare e quindi diminuire. Volendo usare un linguaggio un po’ più tecnico, si è passati da un modello cartesiano basato sulle variabili intelligenza e pigrizia a uno molto più aderente alla realtà e basato su capacità (intellettiva ed emotiva) e motivazione, in cui non si definisce quale incarico dare alla risorsa ma come comportarsi per valorizzarla.

 

Un messaggio da condividere?

Il mio lato più professionale sceglierebbe un messaggio in cui credo fermamente “il vincente vede una soluzione ad ogni problema, il perdente vede un problema in ogni soluzione” che riassume bene la mia idea sul giusto approccio mentale nel lavoro. Ma volendo uscire un po’ dagli schemi mi viene spontanea una frase di Khalil Gibran che da buon velista amo molto: “Ragione e passione sono timone e vela della nostra anima navigante”; per me vale anche nel lavoro. La ragione ti dà la direzione, la passione per quello che fai ti fa gonfiare le vele e andare veloce. E quando non c’è passione? C’è il senso del dovere, altro prezioso valore da non perdere mai.